L’Ordine

L’ORDINE
Dir.: Luigi Pinto.
Settimanale leccese organo dell’Associazione cattolica, nato il I novembre 1907. Il redattore capo era Luigi De Simone; il cronista Cesare Cavalera; i redattori: Carlo Ghezzi, Pasquale della Noce, don Luigi De Sanctis, don Cosimo De Carlo, l’avvocato Nicola Bartone, Francesco Scurti, il dottore Eugenio Gasparro, don Antonio Agrimi, Cesare Briamo e Eugenio Lioci. Fu pubblicato, da principio, un numero unico, “La Difesa”, che soddisfò a tal punto mons. Trama da decidere di dar vita a una pubblicazione periodica.
Nel 1910 il direttore fu Pasquale della Noce, poi il parroco don Pasquale Micelli, dopo la morte del quale, il 3 giugno 1936, le pubblicazioni furono sospese per riprenderle poi l’11 settembre 1936 diretto da mons. Antonio Agrimi con il sottotitolo “Settimanale cattolico Salentino”.
La propaganda si indirizzava fin dai primi anni del secolo contro l’attività socialista in modo da porre il dito contro il periodo filosofico di “Azione negativa” che avrebbe generato, materialismo, positivismo, idealismo, agnosticismo.
Nel biennio rosso e all’approssimarsi dell’avvento del fascismo, la direzione nella quale volgeva “l’educazione cattolica” era molto più esplicita: iniziava il sottile distinguo tra Mussolini e la corrente violenta del fascismo, mentre lo spazio concesso alla illegalità e alle atrocità locali era minimo rispetto all’attenzione verso la violenza lontana delle “orde rosse di Lenin” .
“L’Ordine” si rivolgeva preoccupato ai lavoratori per ammonirli di non prestare fede alla propaganda bolscevica, anche se il suo antisocialismo era più dimesso di quello liberale avendo un altro nemico da combattere: l’anticlericalismo massonico della borghesia intellettuale del capoluogo, da cui i frequenti editoriali sull’insegnamento o contro il divorzio.
Veniva esaltata la moralità mussoliniana, estrapolandone ogni implicazione verso una nuova più forte religiosità che potesse educare le masse.
Nel 1922 “L’Ordine” doveva difendersi dall’accusa di essersi convertito al fascismo: “l’accusa, se fosse vera, non ci disonorerebbe, perché quando il fascismo, lasciata da parte la violenza che nella prima affermazione era indispensabile, entra nella più perfetta legalità e forma un Governo con propositi concreti di pacificare gli animi, se non siano disonesti o settari, si diventa non diciamo fascisti, ma caldi ammiratori di un uomo come Mussolini” .
L’assassinio Matteotti scosse il giornale di quel tanto che bastava a biasimare la violenza efferata di certe frange del fascismo, Mussolini era, comunque, altro rispetto alle degenerazioni del partito. Alla fine del 1924 “L’Ordine” accennava ancora qualche altra volta agli eccessi cui la normalizzazione del regime stava conducendo: attaccava la Milizia volontaria perché “non solo è illegale, ma esautora lo Stato” . Il giornale giungeva anche ad esprimersi duramente nei confronti del progetto del sindacato unico, ma il parere poi su l’inizio di una colonizzazione era positivo, perché alle ragioni ufficiali si affiancava la civilizzazione religiosa.
“L’Ordine” fu risparmiato dalla repressione della stampa e continuava le pubblicazioni senza interruzioni per tutto il ventennio.
1907: 29 nov.
1919: 4 aprile.
1922: 7 e 14 luglio.
1923: 20 luglio.
1924: 1 agosto; 5 (due copie) e 19 sett.; 3, 17, 24 e 31 ott.; 7, 14,21 e 28 nov.; 5 e 12 dic.
1925: 9, 23 e 30 gen.; 6 feb.; 6, 20 e 27 marzo; 15 e 29 maggio; 26 giugno; 17 e 31 luglio; 7 e 21 agosto; 26 sett.; 27 nov.
1930: 10 ott.; 12 dic.
1934: 18 agosto.
1936: 14 feb.

 

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