I consigli della psicoterapeuta #8

I consigli della psicoterapeuta #8

07 Mar 2023

a cura di Lucia Destino
Titolo: Elogio della lentezza

Autore: Lamberto Maffei

Genere: Saggistica Neuroscienze

Editore: Il Mulino

Collana: Voci

Anno di Pubblicazione: 2014

Ho amato questo libro: l’ho regalato, prestato, riletto più volte.

Scovato casualmente in libreria, si è rivelato una raccolta di temi a me cari: la mente, le
neuroscienze e la società sono prospettive che indago con piacere e questo piccolo libricino scritto
molto semplicemente è stato decisamente all’altezza delle mie aspettative.

In una società sempre più votata alla performance e alla velocità, Lamberto Maffei Direttore
dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e del Laboratorio di Neurobiologia alla Scuola Normale
Superiore di Pisa sottolinea l’importanza della lentezza per una vita migliore e per un pensiero
razionale.

“In un mondo che corre vorticosamente, con logiche spesso incomprensibili, il problema della
lentezza si affaccia alla mente con prepotenza, come una meta del pensiero e della via da
percorrere.

Andare più veloci non significa conoscere più di quello che la strada offre e nessuno vuole arrivare
prima alla fine della propria strada.”

Il nostro cervello, infatti, si forma all’insegna della lentezza: fin dalla vita embrionale la sua crescita
è determinata da fattori prettamente genetici e da fattori ambientali.

Questi ultimi sono preminenti dopo la nascita, soprattutto nel periodo “critico”, ma l’influenza
dell’ambiente non termina mai.

Il cervello umano subisce cambiamenti a partire dagli stimoli che riceve durante tutto l’arco di vita:
interessante per chi fa il mio lavoro è sapere che grazie agli studi di neuroimaging è stato possibile
osservare come la psicoterapia riesca a modificare interi circuiti neuronali.

In particolare, durante una psicoterapia viene stimolata la neurogenesi dell’ippocampo.

L’ambiente è tutto: ogni immagine che osserviamo, ogni apprendimento che facciamo, la nostra
alimentazione, le malattie che affrontiamo, le parole che impariamo, i suoi che ascoltiamo, tutto
contribuisce alla formazione e al cambiamento del nostro cervello.
Cervello e ambiente sono quindi in un rapporto di reciproca dipendenza: il cervello senza la
stimolazione dell’ambiente muore, così come l’ambiente, senza un cervello che lo percepisce, è

come se non esistesse.
In realtà anche il nostro cervello è programmato per agire rapidamente tramite meccanismi
ancestrali automatici (attacco, fuga, freezing), ma tali strategie sono spesso tanto veloci quanto
grossolane e sono destinate perlopiù a salvarci da un pericolo imminente.

Siamo poi provvisti di meccanismi di risposta decisamente più lenti, comparsi successivamente
nella nostra storia evoluzionistica ma anche nel nostro percorso evolutivo che si fondano sul
ragionamento e l’esperienza.

Il linguaggio, la scrittura, l’arte, il ragionamento, la ricerca, la scoperta sono tutti processi che hanno
alla base un pensiero lento, eppure siamo abituati a ritenere non solo opportuno, ma indispensabile
tendere alla velocità, come se fosse sinonimo di una performance qualitativamente migliore.

Questa velocità la possiamo cogliere nelle decisioni che prendiamo ogni giorno, nei rapporti
interpersonali che tessiamo (e che terminiamo) e nella comunicazione: interessante a riguardo è
notare come i social network con il passare del tempo siano sempre più tendenti alla velocità,
piattaforme in cui si comunicava con testi potenzialmente lunghissimi sono state sostituite da app in
cui si hanno a disposizione una manciata di caratteri o che addirittura prevedono esclusivamente
l’uso di immagini per pochi secondi.

In questo mondo sempre meno analogico e sempre più digitale il pensare e il fare sono spesso
contrapposti e non immaginati come processi necessariamente consecutivi: un pensare al servizio
del fare.

Maffei, passando in rassegna studi sociologici e di neuroscienze, invoca un pensiero lento e
irriverente che privilegia la profondità all’accelerazione e che è ancora capace di cogliere e generare
poesia.

“Il mio è un invito a riconsiderare le potenzialità del cosiddetto ‘‘pensiero lento’’ basato
principalmente sul linguaggio e sulla scrittura.

Ci è data la logica, la matematica, la contemplazione, la poesia; io dico: teniamoci queste
caratteristiche ben strett
e”.

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