Nel 1936 si laurea in giurisprudenza presso l’Università cattolica del Sacro Cuore a Milano. Nello stesso anno è tenente in forza all’ottavo reggimento alpini, brigata Tolmezzo. Nel 1941 parte per l’Albania dove viene ferito nella regione occipitale destra. Questa ferita gli procurerà un trauma cranico e una ipoacusia. Per la spedizione in Albania e per le ferite riportate otterrà un distintivo d’onore ed una medaglia. Dal 1942 al 1943 parteciperà alle operazioni di guerra in Russia con il grado di tenente e
successivamente di capitano. Nella ritirata dell’esercito italiano da Podgornoje a Romy fu al comando di un gruppo di circa 200 alpini di diversi reparti. Nel 1943 rientra in Italia e viene portato in un ospedale di Udine dove venivano curate persone sospettate di aver malattie contagiose. A Bressanone, dopo un breve
combattimento, verrà catturato dai Tedeschi e internato in Germania, dapprima nel campo di concentramento di Biala Podlaska, poi nel famigerato campo di Stablack ed infine in quello di Deblin Irena fino al 28 settembre 1943. Rientra a Verona nel 1944 per motivi di salute ed è collocato in congedo il 7 giugno 1945.
Così raccontava nelle sue memorie. “Il rancio era buono ed abbondante. Qualche alpino, dopo ricevuta la sua razione, si metteva in coda alla fila sperando di avere “la giunta”. Contemporaneamente alle marmitte comparivano frotte di bambini con ciotole alla mano, appena si accorgevano che tutti avevano ricevuto la razione e si procedeva alla giunta, si accostavano alle marmitte, assillando i cucinieri imbarazzatissimi. Io cercavo di mandarli via: invano, erano più forti di me…dopo qualche giorno decisi di mia iniziativa: non distribuivo più giunta agli alpini, la riservavo ai “malenki” (bambini russi); i quali, appena ottenuto qualcosa, scappavano via, non la mangiavano subito. Probabilmente andavano a dividerla con altri: una cucchiaiata ciascuno. Non ho mai visto in seguito un russo, donna, vecchia o ragazza, che abbia mangiato subito ciò
che era riuscita ad avere: lo ha portato sempre via”.
Sanasi Matteo, nato a Torre Santa Susanna il 21 luglio 1914. Catturato in Jugoslavia e prigioniero dei nazisti dal 9 settembre 1943. Deportato in Germania. Liberato l’8 maggio 1945.
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