a cura di Lucia Destino
Titolo: Magnifico e tremendo stava l’amore
Autrice: Maria Grazia Calandrone
Genere: Narrativa
Editore: Einaudi
Anno: 2024
Chi scrive – chi sa farlo per bene intendo – condivide il proprio sguardo sulle cose, sugli avvenimenti, sulle dinamiche personali e sociali che attraversa.
Se lo sguardo è autentico, se la prospettiva è inedita e se l’oggetto dell’analisi non è semplice da scandagliare, allora l’esperienza della lettura è un’occasione da non perdere.
Maria Grazia Calandrone pone al centro della sua attenzione un caso di cronaca nera del 2004, parliamo di un fatto realmente accaduto, di cui si è parlato tantissimo vent’anni fa.
Protagonisti della vicenda sono Luciana Cristallo e Domenico Bruno: una storia d’amore sbocciata d’estate, due adolescenti come tanti, una storia d’amore che – come tutte le storie d’amore – sembra diversa, unica, ma che inesorabilmente con il passare del tempo diventerà simile a tante altre.
Una storia tra luci e ombre, in cui la passione e la violenza si mischieranno sempre di più, fino ad arrivare ad un ritmo serrato, ad un epilogo che a tratti pare inevitabile, a tratti imprevedibile.
L’autrice, in stato di grazia, scrive il romanzo in un mese, attraversa l’inferno di Luciana Cristallo, riesce a ricostruire i contesti, è chirurgica nella ricerca dei carteggi.
Una storia che richiama all’autrice una storia a lei particolarmente cara, una sentenza d’avanguardia che ha fatto giurisprudenza.
Sono molteplici i motivi per approcciare a questo lavoro di Maria Grazia Calandrone, il più importante dei quali è capire, comprendere cosa c’è prima di uno dei tanti casi di cronaca nera di cui siamo ormai abituati a leggere anche i dettagli, ma sempre dalla prospettiva postuma.
Vedere cosa c’è prima, ripercorrere passo dopo passo la metamorfosi dell’amore, non esitare davanti ai luoghi oscuri dei rapporti, ci ricorda che siamo materia, una materia che plasma e che è plasmata di continuo.
Senza giudizio, senza etichette da assegnare per decidere chi è il buono e chi è il cattivo di una storia.
Sentire.
Comprendere.
Nient’altro.
“Cosa trasforma l’amore
in tormenta fatale. Mai accaduta, l’eclissi dell’amore
nell’eclissi degli occhi dell’amore mio
neronero, in una vita ch’era diventata
finalmente reale, un qualcosa di vero che pareva.
Dalla nostra finestra guardavamo
la sterpaglia bruciata contro il cielo di latte, le strisce fluorescenti
dei neon e delle nuvole, la forma quasi compilativa delle nuvole sopra
quel calore d’ottone bruciato che saliva dai lati del tuo corpo, dove perdutamente
io restavo
proprio mentre, magnifico e tremendo,
l’amore calpestava i nostri corpi
col suo splendore nero.”
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