Titolo: La matematica è politica
Autrice: Chiara Valerio
Genere: Saggio
Editore: Einaudi
Anno: 2020
“La matematica è stata il mio apprendistato alla rivoluzione, dove per rivoluzione intendo l’impossibilità di aderire a qualsiasi sistema logico, normativo, culturale e sentimentale in cui esista la verità assoluta, il capo, l’autorità imposta e indiscutibile.
Accettare questa definizione di rivoluzione significa ammettere che la rivoluzione non è un evento, ma un processo, che non esistono certezze perenni, ma che le certezze camminano sulle gambe degli uomini e sui loro sistemi giuridici ed economici, e che tuttavia, sopra i sistemi giuridici, legislativi ed economici, esiste un’idea di comunità che include in sé, per restare ad ogni passo perfettamente umana, il concetto di tempo, e dunque all’interno della comunità uccidere (impedire il tempo) e opprimere (fermare il tempo) non sono ammessi.
Accettare questa idea di rivoluzione vuol dire ripensare la democrazia come forma di rivoluzione da esercitare.”
Chiara Valerio (tra gli otto finalisti candidati al Premio Strega di quest’anno, NdT) parla di matematica – croce e delizia per molti di noi durante gli anni della scuola – e traccia un interessante parallelo con la democrazia.
Entrambe si fondano su un sistema di regole, entrambe creano comunità e tessono relazioni.
Partendo dalla propria esperienza personale e ancorandosi al presente (Covid-19 e relative restrizioni, siamo nel 2020) Chiara Valerio ci dona riflessioni lucide e necessarie.
Capire il mondo, d’altronde, è un esercizio che richiede costanza.
“Il lettore, come chi studia matematica e in generale chi studia, è capace di stare da solo.
Chi sta da solo è politicamente complesso perché non deve essere intrattenuto.
Chi sta da solo si intrattiene da solo, con i propri modi e i propri tempi, sfugge alla dittatura.
La dittatura dell’intrattenimento è un’altra forma di negazione del tempo.”
La matematica ci insegna la relatività, a diffidare dalle verità assolute, a cercare soluzioni.
Fare matematica è fare la rivoluzione, come esercitare la democrazia.
E, oggi più che mai, è un esercizio indispensabile.
“La democrazia è un sistema lento e costoso, e va mantenuto.
Come la comprensione, la democrazia non si sceglie una volta per tutte, va esercitata, rinnovata e verificata, somiglia a una teoria scientifica.
La manutenzione della democrazia si fa esercitando i diritti e rispettando i doveri, ed è esattamente come imparare a contare.
La democrazia è complessa.
La dittatura è più semplice.
Uno comanda, tutti gli altri eseguono.
La dittatura non è matematica, non si evolve e non si interpreta, cambia colore ma funziona sempre allo stesso modo: uno comanda, tutti gli altri eseguono.
Non ha altra conseguenza, altra implicazione che l’obbedienza.
Non ha altra ipotesi che il principio di autorità.
La democrazia è matematica, si basa su un sistema condiviso di regole continuamente negoziabili e continuamente verificabili.
La democrazia, come il linguaggio, e tra i linguaggi la matematica, non è naturale, non è un fiore che sboccia, è una costruzione culturale e quindi, in quanto tale, va continuamente ridiscussa, la democrazia non rinverdisce a primavera come certi alberi, bisogna sceglierla, come si sceglie il linguaggio.
La democrazia non istiga alla colpa, ma alla responsabilità, non alla differenza ma all’uguaglianza davanti ai diritti e ai doveri.
Non esclude, crea comunità.”
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