a cura di Lucia Destino
Titolo: Niente di vero
Autrice: Veronica Raimo
Genere: Narrariva
Editore: Einaudi
Anno di Pubblicazione: 2022
Riconoscimenti: Vincitore Premio Strega Giovani 2022
Vincitore Premio letterario Viareggio – Rèpaci 2022
Finalista Premio Strega 2022
“Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice.
In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi.”
Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo.
Partendo dall’incipit di Anna Karenina, Veronica Raimo ci racconta la sua storia familiare e le sue strategie per sopravvivere con dei parenti ingombranti e incapaci di rispettare qualsiasi confine.
È la storia di emancipazione di Verika, tra una madre invadente, un padre ipocondriaco e un fratello talmente perfetto da rendere impensabile qualsiasi competizione.
“Nella mia vita non vedo mai il bicchiere mezzo pieno.
Nemmeno mezzo vuoto.
Lo vedo sempre sul punto di rovesciarsi.
Oppure non lo vedo proprio.
Non c’è nessun bicchiere.
Non c’è niente.
Sono di fronte a un tavolino brutto e sopra il nulla.
Potrebbe sparire anche il tavolino.
Anzi, è già sparito.
Non mi resta l’assenza, ma la perplessità.”
Veronica è spudorata, ironica e disincantata e in questo romanzo – che forse potremmo definire “di formazione”, ma che non ricorda nessun romanzo di formazione – affronta temi come la crescita, la perdita, il sesso, le aspettative, i legami, i rimpianti.
In equilibrio tra memoria, bugie e inganni che rendono difficile distinguere la finzione dalla realtà, Veronica Raimo ci restituisce quel forte e inevitabile desiderio di essere vista, ci ricorda quell’istinto che ci spinge a cercare qualcuno in cui riconoscersi.
O che, almeno, ci riconosca.
Fermi e saldi nella nostra inquieta ricerca di senso e identità.
“Possono toglierci tutto tranne i nostri ricordi, si dice.
Ma chi mai sarebbe interessato a questa espropriazione?
La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori, in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia.
Scontata, a metà prezzo.
La memoria per me è come il gioco dei dadi che facevo da piccola, si tratta solo di decidere se sia inutile o truccato.”
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